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mercoledì 13 aprile 2016

Come riconoscere il progetto di Dio in noi?

Quale via di Dio per noi?

Quante volte ci siamo chiesti e ci chiediamo, in particolare coloro che fanno un cammino spirituale, un discernimento vocazionale, un cammino di conversione, diciamo quali sono i progetti che Dio ha per noi e come poterli comprenderli? Continuiamo il nostro cammino cercando di capire la figura del direttore o padre spirituale.
Iniziamo con un esempio pratico e reale come due innamorati che poi il cammino spirituale e un cammino da innamorato.
Se mi sento attratto da una persona  è perché intuisco che nell’ incontro con lei il mio cuore riceve il compimento di quello che desidera (e questo è bello! Il cuore parla e e vive dei sentimenti). Ma se poi io mi servo dell’altro per colmare il mio bisogno quindi non più un desiderio, per cercare la mia felicità, io non sono più capace di amare e se non amo, non posso più trovare la felicità e resto fregato…. e l’altro ancor di più, quando si parla di interessi personali e no di amore come condividere. E’ una legge costante, nella vita sentimentale e nella vita spirituale, con gli uomini e con Dio. L’uomo soffre immensamente di questa situazione. Anche nel cammino spirituale, con Dio, si attiva lo stesso meccanismo. Come venirne a capo? Se non si è accompagnati da qualcuno che abbia già conosciuto e la sofferenza di questa situazione e la via d’uscita, tutto è tremendamente complicato e l’uomo alla fine si arrende ecco la saggezza e l'esperienza di padre spirituale che vive di preghiera.

E’ strano come noi immaginiamo l’amore e l’incontro con Dio;  ci attendiamo una ‘beatitudine’ in cui stare come rapiti. Invece, tutte le grandi realtà della vita comportano un aspetto angosciante, non nel senso di un’oppressione mortificante, ma nel senso di una partecipazione drammatica, di una solidarietà nel patimento di ingiustizie e sofferenze. Dio non vive un amore ‘beatificante’ nei nostri confronti, eppure è appassionato e totale nella sua benevolenza. E’ l’amore dell’angoscia santa di Gesù: “sono venuto a portare il fuoco sulla terra; e come vorrei che fosse già acceso! C’è un battesimo che devo ricevere; e come sono angosciato, finché non sia compiuto!” (Lc 12,49). La missione alle genti della chiesa vive proprio degli echi di questo grido che attraversa il mondo e la storia. E’ la stessa tensione apostolica, identica alla tensione del desiderio di Dio, compiuto da Gesù e comunicato dallo Spirito Santo; è la stessa tensione dei cuori che, mentre sono condotti a Dio, sono guidati a diventare solidali con l’umanità finché il regno di Dio si compia, finalmente. La tensione di una gioia che non si dà pace finché tutto in noi e tutti, fino agli estremi confini della terra, vivano la stessa realtà. Non può esistere un amore che non solidarizzi con la sofferenza di chi subisce l’ingiustizia. Ma quale cuore non subisce ingiustizia o violenza? La via di Dio è proprio quella che allarga la capacità dei cuori di vivere questa solidarietà stabilmente, nel profondo, in modo che tutto ciò che di cattivo e di avverso ti sopraggiunge non ti sposti più, non ti vanifichi la ‘perfetta letizia’, segno di quella gloria di Dio che risplende al di sopra di tutto è qui san Francesco ci fa da maestro che ci fa capire qual'è questa perfetta letizia non e il saper fare o essere, ma il saper amore e accettare per amore di colui che ci amato e si è donato in maniera gratuità per risorgere e vivere nella gloria e nell'amore senza fine.

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Il Signore ti dia pace e gioia!

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