Il mistero pasquale, della morte e risurrezione, il miracolo dell'amore di Cristo Salvatore, richiede da noi la risposta dell'amore sincero e operoso.
«L'amore di Cristo ci incalza al pensiero che se uno solo muore per tutti, tutti conseguentemente morirono, e che per tutti morì, affinché coloro che vivono non vivano più per se stessi, ma per Colui che morì e risuscitò per essi» c'è lo dici san paolo nella lettera ai Corinti.
Il mistero pasquale ci ricorda quanto siamo costati con il proprio sangue a Cristo Salvatore. «Il suo sangue, il suo sacrificio è stato il prezzo del nostro riscatto, è costata molto la nostra guarigione!» esclama san Leone Magno (Serm. LII,2), facendo eco a san Paolo sempre nella lettera alla comunità dei Corinti: «Foste ricomprati a un alto prezzo!» E l'apostolo conclude: «Glorificate dunque Dio nel vostro corpo».
È il ricordo del mistero pasquale che suggerisce a Paolo la condanna più energica della lussuria, con cui l'uomo, cedendo all'istinto dei sensi, profana il suo corpo, membro di Cristo. Queste parole ci sono ricordate dal Concilio che, richiamando «le ribellioni del corpo» a cui va soggetto l'uomo «ferito dal peccato», ammonisce a non rendersi «schiavo delle perverse inclinazioni del cuore», (GS 14).
L'argomento è di un'attualità e di una urgenza veramente tragiche, ai nostri giorni, che si ripete in un certo modo. L'immoralità, anche nelle sue esibizioni più sfacciate, anche nelle forme più ripugnanti, condannate dalla coscienza di chiunque avverta semplicemente le leggi della natura iscritte nel cuore dell'uomo.
Se si vuole combattere efficacemente l'immoralità, non basta stigmatizzare certe manifestazioni più ripugnanti, come la prostituzione femminile e maschile diventata padrona delle nostre strade, mentre si tollera e si favorisce la pornografia più sfacciata, si accettano e Si esaltano produzioni teatrali e cinematografiche che sono autentica scuola di vizio. Con questo comportamento incoerente si finisce con l'incoraggiare, nelle loro cause, i disordini che inutilmente si deplorano.
Dobbiamo amare Cristo che «ci ama e ci ha liberati dai nostri peccati nel suo sangue» (Ap 1,5). Amarlo vorrà dire ricordarsi di Lui e parlare con Lui nella preghiera, vorrà dire soprattutto impegnarsi a compiere la sua volontà e a seguire il suo esempio, in opere e carità e far crescere il numero di coloro che lo vogliono veramente seguire.
«L'amore di Cristo ci incalza al pensiero che se uno solo muore per tutti, tutti conseguentemente morirono, e che per tutti morì, affinché coloro che vivono non vivano più per se stessi, ma per Colui che morì e risuscitò per essi» c'è lo dici san paolo nella lettera ai Corinti.
Il mistero pasquale ci ricorda quanto siamo costati con il proprio sangue a Cristo Salvatore. «Il suo sangue, il suo sacrificio è stato il prezzo del nostro riscatto, è costata molto la nostra guarigione!» esclama san Leone Magno (Serm. LII,2), facendo eco a san Paolo sempre nella lettera alla comunità dei Corinti: «Foste ricomprati a un alto prezzo!» E l'apostolo conclude: «Glorificate dunque Dio nel vostro corpo».
È il ricordo del mistero pasquale che suggerisce a Paolo la condanna più energica della lussuria, con cui l'uomo, cedendo all'istinto dei sensi, profana il suo corpo, membro di Cristo. Queste parole ci sono ricordate dal Concilio che, richiamando «le ribellioni del corpo» a cui va soggetto l'uomo «ferito dal peccato», ammonisce a non rendersi «schiavo delle perverse inclinazioni del cuore», (GS 14).
L'argomento è di un'attualità e di una urgenza veramente tragiche, ai nostri giorni, che si ripete in un certo modo. L'immoralità, anche nelle sue esibizioni più sfacciate, anche nelle forme più ripugnanti, condannate dalla coscienza di chiunque avverta semplicemente le leggi della natura iscritte nel cuore dell'uomo.
Se si vuole combattere efficacemente l'immoralità, non basta stigmatizzare certe manifestazioni più ripugnanti, come la prostituzione femminile e maschile diventata padrona delle nostre strade, mentre si tollera e si favorisce la pornografia più sfacciata, si accettano e Si esaltano produzioni teatrali e cinematografiche che sono autentica scuola di vizio. Con questo comportamento incoerente si finisce con l'incoraggiare, nelle loro cause, i disordini che inutilmente si deplorano.
Dobbiamo amare Cristo che «ci ama e ci ha liberati dai nostri peccati nel suo sangue» (Ap 1,5). Amarlo vorrà dire ricordarsi di Lui e parlare con Lui nella preghiera, vorrà dire soprattutto impegnarsi a compiere la sua volontà e a seguire il suo esempio, in opere e carità e far crescere il numero di coloro che lo vogliono veramente seguire.
Il Signore ti dia pace e gioia!