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mercoledì 20 marzo 2019

BEATI I MITI! LA LORO BONTA' CONVERTA I CUORI.

Beati i Miti!
Continuando il nostro percorso con le beatitudini, oggi ci imbattiamo in una beatitudine che ne contiene tre in una, è un insieme che costituisco una forza e una serenità di affrontare le difficoltà della vita con una fiducia e speranza che nessun mai potrà toglierci, perchè forti nella fede e ricchi nel Signore del suo amore e della sua grazia su di noi.
     La beatitudine "Beati i miti perché erediteranno la terra", sembra che sia una beatitudine che si snoda tra dolci pascoli verdeggianti, la mitezza è proprio la virtù per gli altri per far si che sia più agevole, pronta a togliere gli ostacoli che possono inciampare gli altri.
    Dicevamo che questa beatitudine è composta di tre in una, richiama ed e strettamente legata a quella delle povertà di spirito, all'umiltà, alla sofferenza, c'è anche chi dice che sia legata anche alla misericordia e alla pace, perché considerata tale?
   Perché il mite che nelle avversità e ingiustizie riesce a sostenere con animo paziente e senza rancore, ne rabbia ne mormorazione, ne giudizi o opposizioni, ma è fermo, sereno, anzi si fa carico lui stesso dei suoi nemici davanti a Dio, infatti se vediamo Gesù ha fatto proprio questo nella sua crocifissione. 
  Quindi il mite non protesta contro Dio, specialmente quando lo lascia nella prova, guardiamo l'esempio di Giobbe, né contro a coloro che gli provocano sofferenze e ingiustizie, cerca di rassomigliare all'Agnello immolato, che non significa vittimismo ne cercare compassione.
   Una domanda che ci dovrebbe persuadere è come reagiamo noi di fronte a tutto ciò quanto ci vengono ingiustizie e prove? Siamo pronti e disposti ad accoglierle senza protestare, ma accettarle silenziosamente, offrendo a Dio la nostra sofferenza o questa nostro sacrificio per la conversione dei fratelli?
   Gesù ci chiama in vari episodi a imitarlo nella sua bontà e mitezza, con cuore libero e umile e senza ipocrisie egoistiche, nel vangelo di Matteo ci dice "venite a me voi tutti affaticati.... il mio carico è dolce e leggero.." .        Cosi Gesù ci indica la mitezza e prendere esempio da Lui, rispondere con l'amore al prossimo anche se ci ferisce. Sicuramente non per forza umana legata alla povertà causata dal peccato potremmo avere tutta questa forza , ma ci ha donato la grazia dello Spirito che ci rafforza e ci da sollievo.
      Quante volte capita che ci viene un pensiero un sentimento non buono nei confronti dei fratelli, per frenarli basterebbe poco, ricordare quanta magnanimità ha Dio nei nostri confronti, se pensiamo a quante volte ci dovrebbe castigarci ogni volta che c'è lo meritiamo, ma nella sua magnanimità e misericordia di Padre non lo fa, perché noi subito lo facciamo, l'uomo rinato nello spirito non lo fa, ma ci ragiona e prega.
      Se vogliamo allora essere veri imitatori del Signore e suoi discepoli dobbiamo acquisire la vera mitezza di cuore, che non è soltanto un atteggiamento esteriore, un'affabilità esterna, ma una realtà interiore molto profondo che parte dal cuore e riveste tutto il corpo, opera dalla grazia di Dio e della nostra docilità all'azione dello Spirito che pervade in noi, qua san paolo nonostante il suo agire a saputo imitare in tutto il Signore, come san Francesco che nonostante difficoltà, tribolazioni, sofferenze non solo fisiche ma anche da i suoi frati, con quante mitezza a saputo affrontarli sull'imitazione del Signore sua eterno amore.
     La mansuetudine deve essere sia una caratteristica, ma che sia anche un atteggiamento costante del cristiano che si caratterizza per uno stile di vita nuovo, incomprensibile al mondo.
     Un servo del Signore non deve essere litigioso, ma mite con tutti, paziente nelle offese, dolce nel riprendere gli oppositori c'è lo dice nelle lettere di san Paolo, ma lo stesso c'è lo dice anche san Francesco nelle sue ammonizione di come devono essere i suoi frati e come devono comportarsi tra di loro è la loro testimonianza risplenda negli uomini, che non sia ipocrisia ne falsa umiltà. 
       Evagrio Pontico dice che la preghiera è figlia della dolcezza ed è  frutto della gioia e della riconoscenza, questo scaturisce da come sia la nostra preghiera reale se ci facciamo plasmare o se solo un sentimento e al primo intoppo ci rivoltiamo.
      La bontà è la caratteristica dei miti, essi preferiscono soffrire che far soffrire, in una sottomissione e fedele alla volontà di Dio, ad ogni forma di aggressività  o egoismo e superbia, la mitezza oppone gesti concreti di dolcezza e di bontà.

Vi invito a guardare il video e a commentare e condividerlo.

      

Il Signore ti dia pace e gioia!

mercoledì 13 marzo 2019

BEATI GLI AFFLITTI PERCHè AMANO DIO.

MEDITANDO LE BEATITUDINI 2

     Beati gli afflitti perchè saranno consolati da Dio.
  Continuiamo la nostra avventura, questa beatitudine che parla più che altro della sofferenza ma, la sofferenza sofferta per amore della croce e per la vita eterna.
   Già con questa breve introduzione si può comprendere tutto il suo messaggio di speranza e di consolazione, ma vediamo più da vicino questa beatitudine, il personaggio che ci accompagnerà in questa avventura è l'apostolo delle genti, San Paolo che della sofferenza ne ha fatto una missione per il Regno di Dio e per la salvezza delle anime.
      Questi beati, sono coloro che fanno esperienza della loro fragilità e debolezza umana, ma che sperano nel Signore in cui confidano speranza e consolazione.
       Ovviamente la sofferenza etimologicamente non è una beatitudine, il beato non è colui che soffre, ma accettando di soffrire in un certo modo per una nobile causa, per causa del Vangelo diventa beatitudine evangelica.
      La sofferenza come la povertà, è una condizione propriamente umana, dal peccato e dall'obbedienza. 
     proclamare quindi beati gli afflitti vuol dire che sono beati quelli che soffrono nella consapevolezza di tutto il male che regna nel mondo e nel cuore di ogni uomo, proprio a causa del suo allontanamento da Dio per mezzo del peccato entrato nell'umanità.
     San Paolo nella lettera ai Romani che le sofferenze del mondo non sono paragonabili alla gloria eterna, le sofferenze del mondo passano e non solo che un soffio, invece le gloria eterna è l'eternità non finirà mai, specialmente se sofferte per una buona causa sull'esempio della croce, dovrebbe essere accettata come passaggio che introduce nella vita nuova che tutti siamo chiamati. Soffrire non è bello ne bisogna auguralo.
     Chi vive questa beatitudine non è altro che la beatitudine della croce, solo la partecipazione alla Passione di Cristo nella gratuità rende beata questa beatitudine.
      Chi pensa di aggirare sfuggendo alla sofferenza non fa altro che cadere nella disperazione totale nell'autodistruzione di se stesso e si cade nell'inganno.
        San Paolo dovette soffrire molto, insieme a gli altri apostoli che ricolmi di Spirito Santo sperimentarono questa beatitudini ricca di grazia, quante tribolazione dovettero subire, nelle lettere Paoline ma specialmente negli Atti degli Apostoli lo descrivono.
          Tutta questa sofferenza si trasformerà in gioia proprio perchè la sua causa è l'amore del nome di Gesù, per la causa del Vangelo, per il Regno di Dio e per la salvezza degli uomini.
       Gesù ci accetta cosi come siamo brutti o belli, ignoranti o intelligenti, non si vergogna di noi, forse noi si degli altri o di lui stesso, perchè vogliamo la perfezione ma senza sofferenze, ci chiama fratelli e condivide la nostra natura di creature, ma ci vuole rivestire della sua gloria che a volte rifiutiamo per mezzo del peccato, dell'orgoglio, della superbia e della falsa umiltà ipocrita.
     Resistere al peccato a causa della sofferenza, ma è una sofferenza giusta e santa, perchè ci fa crescere come figli di Dio perchè ci rende capace di distaccarci dalle glorie di questo mondo per conquistare quelle eterne.
    La vita cristiana vissuta nella gioia o nel dolore è sempre una vita di comunione se spesa e condivisa con il Signore.
    la croce di Cristo abbracciata per obbedienza d'amore alla croce è il vero e grande tesoro della vita cristiana, è la si può già pregustare in questa terra. 
    Quanti di noi desiderano la beatitudine eterna, ma pochi accettano di soffrire per la croce, ed è tutto qui, altre parole potrebbero essere di superficiale. 
    Certo non è secondo la natura umana amare, accettare e condividere la croce, ci fa paura, la nostra natura e debole, fragile, piange, geme, ma se abbiamo la fede, crediamo realmente, mentre si soffre viene sostenuta e consolata da questa forza misteriosa che proviene dalla Spirito Santo che ci da la forza e il coraggio di sopportarla ed amarla.
     San Francesco questa beatitudine la vissuta in pienezza, ha sofferto molto per amore del Vangelo, tra rifiuti, disprezzi, allontanamenti, ma specialmente nella sofferenza fisica, aveva circa una trentina di malattie e il suo aspetto gioiva, alla fine ha chiesto perdono a frate corpo per tutte queste sofferenze è poi spirò felice verso l'Amato.          
       Tanti, anzi tutti i santi non amavano i privileggi, ma desideravano disprezzi e tribolazioni, umiliazioni e sofferenze perchè le trasformavano il dono d'amore.  
           

Il Signore ti dia pace e gioia!

giovedì 7 marzo 2019

MEDITANDO LE BEATITUDINI 1

1. CHI SONO I POVERI IN SPIRITO?
Buona Quaresima con le beatitudini.

    In questa Quaresima mi ispirerò sulle beatitudini, sempre in modo semplice e meditativo, penso che nel periodo quaresimale, periodo di riflessione e di conversione, sia ottimo per correggere quei atteggiamenti che a volte si sfuggono e non ci fanno ragionare che in quel momento potremo trovare grazia, e non sempre è facile farlo, già la consapevolezza è un buon punto di inizio.
    Iniziamo con i "beati i poveri in Spirito..."
 Chi sono questi poveri?  Come li descrive la Bibbia? Quei poveri che parla anche Gesù nelle Sacre Scritture?
    Diciamo subito che tutti gli uomini per condizione umana è connotata da una radicale povertà, perchè è stata spogliata con il peccato che a imbruttito di quella bellezza che Dio aveva creato a sua immagine e somiglianza. 
    I poveri sono coloro che non hanno nessuna difesa, non hanno rabbia, quelli che vengo discriminati, vengono condannati da ingiustizie e non si vendicano.
      Gesù parla dei poveri che non cercano ricchezze o poteri o glorie varie, ma che cercano la salvezza, la guarigione che nessuno li può dare, ma che solo lui può dare.
   Per chi vive in questo modo, in questo stile il suo atteggiamento interiore di fede e di donazione è di povertà è beatitudine.
   Non ci dimentichiamo che il povero per eccellenza è Gesù che per sua scelta come ci dice san Paolo nella lettera ai Filippesi, per amore del Padre e degli uomini si è rivestito dell'umana povertà.
    Agli occhi di Dio quello che conta è la totalità della nostra offerta  nella gratuità della donazione verso Dio e verso gli uomini. 
       Un'altra figura di povero è Maria che accettò di essere espropriata di se stessa per donarsi a Dio per realizzare il suo disegno di amore per l'umanità sua creazione abbruttita dal peccato.
        La povertà radicale consiste proprio nel non avere nulla di se, ma essere totalmente suo, sull'esempio di tanti santi che si sono espropriati di se stesso per vivere completamente per un bene maggiore che va oltre a qualsiasi logica umana. 
   Un altro pensiero importante è quello di sapersi si spogliare di tutto ma deve sapersi arricchirsi delle virtù, invano sarebbe non arricchirsi svuotandosi.
         La povertà in spirito è la condizione di vivere, anzi è lei stessa che porterà a vivere anche uno stile di vita sobrio, attento alle esigenze degli altri, e all'uso delle cose, è dare il giusto valore alle cose senza esserne superficiale e sprecarle, quando c'è povertà in spirito c'è anche umiltà sincera, piena di gaudio e di letizia e non rivendica niente, non desidera altro che di essere ricolmato delle grazie del Signore, infatti la povertà spirituale porta a desiderare nient'altro che Dio, quanti santi ci hanno dato l'esempio, è questo fa capire che il povero in spirito da il primato a Dio e non al nostro io, ai beni materiali.
     Concludiamo questa prima beatitudine nel non avere paura se dobbiamo far morire un pò di quel nostro io, che non ci permette di camminare nella luce, camminiamo con Gesù nel cuore che ci darà forza e coraggio nei momenti di sconforto e di tribolazione, pensiamo alle glorie eterne, i santi ci hanno dato prova efficace e concreta.
   
Il Signore ti dia pace e gioia!

MEDITAZIONI

MEDITARE... Alcune semplici riflessioni sulla vita, per ritrovare serenità e armonia se stessi e con gli altri.... Illuminaci con la...