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mercoledì 30 gennaio 2019

La carità che produce la pazienza.


Sopportare pazientemente per imitare Gesù
(Quinta opera di misericordia)
     Siamo giunti alla quinta opera di misericordia spirituale, forse quella più vicina a noi, per alcuni più difficile, per altre meno, quella che ci richiede veramente un espropriarsi di se stesso se fatta per amore del Signore, "Sopportare pazientemente le persone moleste", una volta si parlava delle ingiustizie a innocenti e senza motivo, ma attenzione !! Bisogna riconoscere bene quella sopportazione se viene dalla cattiveria, dalla istigazione, dalla rabbia, dalla maleducazione, saper sopportare si ma con una buona causa. 
     Nella vita "purtroppo", se si può usare questo pensiero, non ci viene risparmiato un vasto mondo e diciamolo pure di scoccianti, la zingara che ci insegue petulante per estorcerci l’elemosina; l’amico o l’amica che avvia una lunga conversazione telefonica in un momento in cui siamo pressati da urgenze, l’automobilista scortese; i bambini che giocano sotto le finestre impedendoci di riposare; i vicini di casa che litigano a voce alta come fossero in un’isola deserta, quante volte imprechiamo contro di loro perchè non troviamo pace.
     Iniziamo a dire cos’è una molestia, in generale? 
    Molestia è tutto ciò che disturba la nostra quiete, riduce la nostra sicurezza, scompagina i nostri piani, a volte ci ritroviamo nervosi e non sappiamo il motivo, dalle più quotidiane fino alle molestie più pesanti: i giudizi errati e maligni dati sul nostro operato, i pre-giudizi, le delusioni, l’ingratitudine di chi abbiamo beneficato, lo sparlare noioso e pettegolo del vicinato a spese degli assenti.          Insomma, molesto è chi ci provoca sofferenza, fatica, pesantezza, nervosismo, noia.
     Il dovere di sopportare non coincide con il martirio. Il primo dovere è di evitare noi le molestie agli altri, assumendo l’abitudine di interrogarci sui riflessi delle nostre azioni, quante volte ci capita di essere insopportabili, ma nello stesso vogliamo che gli altri non lo siano, e reagiamo male.  
    Il cristiano inoltre  deve ricordare che, quando è avversato da persone fastidiose o da avvenimenti spiacevoli, si trova nella condizione di partecipare alla croce di Cristo. Per questo è consolato dal Signore. Consolazione che produce in lui la forza della pazienza e accende la speranza, che è la certezza della vita eterna. 
      Nella Bibbia troviamo che Dio stesso deve usare misericordia per sopportare le lamentele del suo popolo. Nel libro dell’Esodo il popolo risulta davvero insopportabile: prima piange perché è schiavo in Egitto, e Dio lo libera; poi, nel deserto, si lamenta perché non c’è da mangiare (cfr 16,3), ma nonostante questo le lamentele non cessano. Ma Dio ha avuto pazienza e così ha insegnato a Mosè e al popolo anche questa dimensione essenziale della fede, se ragioniamo la sopportazione anche di una malattia ci aiuta a crescere nella fede se siamo ancorati a Dio e confidiamo a Lui per un bene maggiore.
    Perciò pensiamo a quanta amorosa sopportazione a Dio verso di noi, se magari invece di imprecare subito o perdere la pazienza, amiamo, ci sforziamo di intravedere un bene maggiore, quando la sopportazione non è fatta di proposito o di malgusto che dobbiamo sopportare.
    Scusate se mi sono dilungato troppo, ma è un argomento molto grande da poter discutere in ogni sua forma, preghiamo per intercessione della Beata Vergine Maria, di avere perseveranza, costanza, facendoci aiutare dalla preghiera per portare il mio peso e quello degli altri amandomi e amandoli nella semplicità e nell'umiltà della Croce che ci porterà alla salvezza eterna. Amen.  
Il Signore ti dia pace e gioia!

giovedì 24 gennaio 2019

Sentirsi amati nella consolazione.

Consolare = Amare con il cuore.

           Siamo arrivati alla quarta opera di misericordia corporale, "Consolare gli afflitti", un impegno non semplice, non è il semplice dire o riempire di parole, farsi le domande, gli scrupoli, le ragioni, e via dicendo, ma un saper stare con amore e discrezione vicino a queste persone e stare in comunione con il loro stato di sofferenza, saper vivere e interpretare le loro emozioni, sentimenti, essere il loro specchio in un certo modo ma dando consolazione, rassicurazione, incoraggiamento, farlo sentire in compagnia e non sprofondato in solitudine. 
        Specialmente chi vive nel lutto, si chiudono in se, si allontanano da tutti, in particolare alcune persone cambiano strada, o cambiano discorso, o cose varie..  
        Chi vuole consolare deve astenersi da qualsiasi interpretazione, non deve ne incolpare, ne giustificare, ne giudicare, non spetta a me di commentare la sofferenza, dargli una risposta e interrogarmi sulle dovute cause ne drammatizzarle, questi atteggiamenti non sono di consolazione ma di giudizio e di condanna a qualcuno o qualcosa. Chi soffre non hanno bisogno di consolazioni pie e dotte, consolatrici e confortevole, possono aiutare ma non sono necessarie, ma sono molto più importante chi sa stare accanto all'afflitto nel suo lutto, nella sua solitudine, nella sua rabbia, chi sa accogliere le lacrime e non scappa o cerca di deviare.                   Consolare significa semplicemente rimanere saldi vicino all'afflitto, avere una spalla sicura che non giudica e che accoglie le mie lacrime e che sa ascoltare. In altre parole assistere l'altro nella sua pena e avendo poche parole che li toccano il cuore o lo fanno sentire accolto e amato.
    Nella Bibbia, nel vangelo ci sono tanti riferimenti su questo argomento, quante consolazioni che dona Gesù, oltre nelle parole anche nel rituale, "fate questo in memoria di me". In ogni Eucarestia Gesù ci dona di da bere il suo calice della consolazione del suo amore. Non ci dà una risposta all'afflizione, ma ci fa bere il suo amore gratuito affinchè ci possa rinvigorire.
   La fede ci deve aiutare a sopportare il lutto, ma non ci preserva da essa, la mancanza di quella persona la si nota, ma ci aiuta a superarla e accettarla.
  Per concludere quest'opera, aggiungiamo che non solo nel caso di lutto o sofferenza si è afflitti, ma anche per un matrimonio infelice, del lavoro, della salute, dell'amicizia, si cade nella sfiducia, nella solitudine e nello sconforto. Consolare gli afflitti non significa in fine incollare subito un cerotto sui deficit della propria vita, ma incoraggiare anche nel pianto quello che fa male, che li ferisce, ciò che li manca veramente. impariamo a invocare lo Spirito consolatore che ci darà conforto e pace.   

Il Signore ti dia pace e gioia!

venerdì 18 gennaio 2019

Consigliare i dubbiosi.

UNA GRANDE MISSIONE...

     La pace e la gioia sia con tutti voi nel nome del Signore, ricco di bontà e di misericordia.
   Continuiamo il nostro cammino sulle opere di misericordia spirituale, dopo aver visto quelle corporali.
  "Consigliare i dubbiosi", questa opera di misericordia sembra se letta così può sembrare, semplice e pratica, dar qualche buon consiglio è tutto sembra risolto, ma non dobbiamo cadere nella vanagloria, non ci dobbiamo metterci al di sopra, la tentazione di essere saggi, di voler elogiare la nostra cultura, tutto bisogna fare con tanta discrezione e umiltà di cuore, specialmente nella gratuità cosi come ci insegna il Vangelo, gratuitamente avete ricevuto è gratuitamente date.
   Ma questa opera, semplice ma molto responsabile, "il mio consiglio potrebbe cambiar la vita al fratello o rovinarla se uso la mia logica, il mio modo di vedere, secondo la mia intelligenza", se nelle mie parole se non sono accompagnate da spirito di preghiera, sull'esempio del Vangelo, testimoniato dai santi e probabile che sia il mio essere sapiente.
     Se analizziamo alla fonte il dubbio vediamo che il dubbio fa parte della vita, c'è il dubbio filosofico che mi invita ad allenare la mia facoltà conoscitiva ed a continuarmi a interrogarmi. Il dubbio rende l'umano vero. Il dubbio serve alla ricerca della verità.
   Quando ci viene chiesto un dubbio, non bisogna subito dar risposte affettate o immediate, ma saper ascoltare come nasce quel dubbio, il dubbio dell'altro può servire anche a me per sviluppare più attenzione su cosa mi sostiene è quale sarebbe la più giusta per me.
  Dar consiglio, ma lasciare nella libertà, di come io mi comporterei in quel caso ma stando nei suoi panni.
  Il dubbio fa parte anche nell'ambito della fede, quante volte dubbitiamo della potenza del Signore e della sua grazia, non abbiamo abbastanza fede nel credere che lui può guarirci, ci da speranza, salvezza e coraggio nelle sofferenze.
  Consigliare quindi vuole significare, provvedere a qualcuno, prendere dei provvedimenti, preparare qualcosa nella propria mente e riflettere, anche se etimologicamente significa altro cioè preoccuparsi dell'altro, riflettere su cosa può aiutare per la vita dell'altro in quel suo bisogno di dubbio, che possa aiutarlo a superare quella situazione in cui e finito.
    Ma il dubbio può sfociare anche nella disperazione quando si vedere perso con nessun aiuto, la disperazione come sappiamo è mancanza di fiducia prima in se stesso e poi in un aiuto, ecco perchè la responsabilità di complica, la calma, la sicurezza, la fiducia per far riprendere la propria autostima di se, come la fiducia per ricominciare.
      In conclusione, consigliare, per ricominciare ad avere fiducia in se stesso e a non disperarsi, ma fidarsi in Dio, credere nelle proprie capacità per un futuro migliore, veramente è una di carità e di misericordia salvare dalla disperazione e dal buoi per far rivedere la luce in se stessi. 

  
Il Signore ti dia pace e gioia!

mercoledì 9 gennaio 2019

DESIDERIO DI LUCE ...


  UNA NUOVA LUCE IRRADIERA' IL MONDO.
    Buon inizio di anno nella pace e nella gioia del Signore nato per noi, abbiamo chiuso un anno, con le sue sofferenze, quante tragedie, specialmente poco prima di natale, che orrore e rancore, specialmente nelle famiglie quanti dispiaceri, tribolazioni, lotte e sofferenze, ma anche per le tante gioie, per le nuove famiglie, per le nascite, per tante grazie e doni ricevuti sempre in maniera gratuità e ricche di amore del Padre, anche se a volte questo bene lo viviamo come non bene, perchè troppo legati al nostro egoismo o interessi personali, questa luce si ombrava, con la solenne celebrazione Eucaristica conclusa con il "Te Deum" con l'Esposizione Eucaristica, abbiamo ringraziato il Signore per le sofferenze le gioie e i tanti doni ricevuti in questo anno, abbiamo pregato è ci auguriamo tanta sincerità trasparenza nel fare il bene fatto bene è vissuto bene nel bene, con carità amorevole e paziente, san Francesco ci teneva a dire la carità sia accompagnata con sorella umiltà e in letizia ma nel silenzio e nella ordinarietà di ogni giorno, non si tratta di fare gli "eroi" ne di fare i "misteriosi" ma vivere l'amore caritatevole che ci insegna il Vangelo "Amatevi gli uni gli altri come il Padre ama voi nel Figlio  Gesù", siate "luce dei popoli", "Operatori di pace", accettando le sfide della vita confidando nel Signore, siate veri uomini e donne che amano Dio e desiderano essere veri testimoni della sua Parola, beati chi dimora è confida nelle sue sante Parole e beati i timorati di Dio di essi è il regno dei cieli,  senza queste non c'è Dio, non ci può essere comunione, non c'è pace, non crediamo più nella speranza di un mondo nuovo, non c'è vera armonia e serenità, ma ci sono "io" con "il mio egoismo superbo", il male mi acceca sempre di più facendomi credere che sia luce, la furbizia che fa sentire migliori, soddisfatti, eroi, ma non è altro che esaltare il proprio "ego" non è amore verso l'altro ma che ritorna a se stesso, la falsità che mi permette di fare ciò che voglio per sentirmi apposto, migliore e padrone di tutto e di tutti, non c'è cosa più brutta della strumentalizzazione, io che devo controllare l'altro che sia come voglio per fare i miei comodi, quante astuzie che ci sono in questo campo, siamo pronti a tutto, ma proprio tutto, è questo va molto più sotto della mediocrità, ci svaluta e ci rende spietati anche se all'apparenza sembriamo dolci teneri e mistici, ma in noi si nasconde le tenebre, siamo troppo deboli e ricchi di interessi  e cadiamo nell'ipocrisia,“L’ipocrisia uccide le persone”, arriva persino a strappare l’anima di un individuo", uccide una comunità, parla dolcemente ma sta giudicando cioè sta uccidendo, è il linguaggio del diavolo che seduce ma inganna,(da una omelia di papa Francesco a santa Marta), Gesù denuncia terribilmente l'ipocrita, non è il linguaggio dell'amore umile del servizio, della gratuità. L'ha, le apparenze non portano frutti, si gira intorno a se stessi  ha solo scopi personali, interessi egoistici, di potere, di prestigio, non di testimoni, non di amore, non di servizio, la Parola di Dio ci insegna ad amare veramente evangelicamente, senza di essi siamo "sepolcri imbiancati", siamo belli e simpatici all'esterno ma siamo ossa putrefatte internamente,morti senza anima, lo denuncia Gesù contro gli scribi e i farisei.
      Quanti dolci parole e i buoni propositi che abbiamo scatenato  in quella notte saranno solamente formali o sono quelli che ci portiamo dentro che vorremo che si realizzassero, un desiderio profondo che ci portiamo dentro che a volte dispiacere e incomprensione si distolgono da quei propositi che nascono dal di dentro, spero che non siano solo per apparenza o come formalità per fare bella figura, se la rabbia, la gelosia, l'egocentrismo, che vive dentro di noi non viene convertito secondo il voler di Dio, non  portano frutti. Impegnamoci ad amare, il Signore ha promesso grandi cose per quelli che veramente lo amano, non ci scoraggiamo, confidiamo in Lui, anche se le tentazioni sono forti rialziamoci e sorridiamo, mettiamoci dinanzi a Lui e chiediamogli intercessioni e grazie, non si ritirerà indietro, anzi aprirà la porta perchè lo desideriamo veramente.  




Il Signore ti dia pace e gioia!

MEDITAZIONI

MEDITARE... Alcune semplici riflessioni sulla vita, per ritrovare serenità e armonia se stessi e con gli altri.... Illuminaci con la...