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giovedì 24 gennaio 2019

Sentirsi amati nella consolazione.

Consolare = Amare con il cuore.

           Siamo arrivati alla quarta opera di misericordia corporale, "Consolare gli afflitti", un impegno non semplice, non è il semplice dire o riempire di parole, farsi le domande, gli scrupoli, le ragioni, e via dicendo, ma un saper stare con amore e discrezione vicino a queste persone e stare in comunione con il loro stato di sofferenza, saper vivere e interpretare le loro emozioni, sentimenti, essere il loro specchio in un certo modo ma dando consolazione, rassicurazione, incoraggiamento, farlo sentire in compagnia e non sprofondato in solitudine. 
        Specialmente chi vive nel lutto, si chiudono in se, si allontanano da tutti, in particolare alcune persone cambiano strada, o cambiano discorso, o cose varie..  
        Chi vuole consolare deve astenersi da qualsiasi interpretazione, non deve ne incolpare, ne giustificare, ne giudicare, non spetta a me di commentare la sofferenza, dargli una risposta e interrogarmi sulle dovute cause ne drammatizzarle, questi atteggiamenti non sono di consolazione ma di giudizio e di condanna a qualcuno o qualcosa. Chi soffre non hanno bisogno di consolazioni pie e dotte, consolatrici e confortevole, possono aiutare ma non sono necessarie, ma sono molto più importante chi sa stare accanto all'afflitto nel suo lutto, nella sua solitudine, nella sua rabbia, chi sa accogliere le lacrime e non scappa o cerca di deviare.                   Consolare significa semplicemente rimanere saldi vicino all'afflitto, avere una spalla sicura che non giudica e che accoglie le mie lacrime e che sa ascoltare. In altre parole assistere l'altro nella sua pena e avendo poche parole che li toccano il cuore o lo fanno sentire accolto e amato.
    Nella Bibbia, nel vangelo ci sono tanti riferimenti su questo argomento, quante consolazioni che dona Gesù, oltre nelle parole anche nel rituale, "fate questo in memoria di me". In ogni Eucarestia Gesù ci dona di da bere il suo calice della consolazione del suo amore. Non ci dà una risposta all'afflizione, ma ci fa bere il suo amore gratuito affinchè ci possa rinvigorire.
   La fede ci deve aiutare a sopportare il lutto, ma non ci preserva da essa, la mancanza di quella persona la si nota, ma ci aiuta a superarla e accettarla.
  Per concludere quest'opera, aggiungiamo che non solo nel caso di lutto o sofferenza si è afflitti, ma anche per un matrimonio infelice, del lavoro, della salute, dell'amicizia, si cade nella sfiducia, nella solitudine e nello sconforto. Consolare gli afflitti non significa in fine incollare subito un cerotto sui deficit della propria vita, ma incoraggiare anche nel pianto quello che fa male, che li ferisce, ciò che li manca veramente. impariamo a invocare lo Spirito consolatore che ci darà conforto e pace.   

Il Signore ti dia pace e gioia!

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