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martedì 27 novembre 2018

L'ARTE DI SAPER CORREGGERE PER AMORE DELLA CROCE

AMMONIRE CHI CADE IN ERRORE PER AMORE DELLA CROCE.
Abbiamo concluso da poco le opere di misericordia corporali ed ora volgiamo lo sguardo alle opere di misericordia spirituali, anzi dire volgiamo il desiderio di una vita nuova ricca di umanità e di Spirito divino, cerchiamo di contemplare tutto ciò che andremmo a vivere come un vivere per una nuova e rinnovata umanità, quante volte il Signore a ammonito gli apostoli,i discepoli, si deve capire che ammonire significa avere un amore particolare per il fratello, sarebbe meglio dire ammonire chi cade in errore, ma qui si innesta un doppio significato  anche se sembra contrastanti, perchè c'è il rischio di farsi maestri gli uni degli altri, invece potrebbe essere un modo di crescita umana e spirituale di grazia e di elevatezza.Questa potrebbe essere una grande scuola di umiltà reciproca di servizio e di carità fraterna, non si tratta di essere o nono essere migliore dell'altro, qui si potrebbe cadere nel farsi maestri e scendere nell'orgoglio della superbia,ma dimostrare di aver avuto misericordia perchè anche in me il Signore a usato misericordia nei miei fallimenti o nei miei peccati, è un saper trasmettere un bene che ho ricevuto e che dono per non far sbagliare , un ascolto reciproco che rende armoniosa e vitale la vita di ognuno, quante volte cadiamo nel farci giustizia perchè condannati ingiustamente. Ammonire colui che si trova nel buio dell’errore è uno dei doveri fondamentali del cristiano: un comandamento del Signore da conoscere e tramandare a memoria. Non dobbiamo mai dimenticarci che nessuno è solo e che c’è un vincolo spirituale che ci rende responsabili dell’altro. Proprio per questo la Chiesa considera questo precetto un’opera di misericordia spirituale che potremmo tranquillamente abbinare a quella corporale di vestire gli ignudi.  Abbi nel cuore la radice dell’amore, e da questa radice non potrà procedere se non il bene». La radice salutare dell’amore, coltivata nel fertile terreno dell’umiltà, ci libera dai nostri peccati e ci predispone a correggere i fratelli con la pazienza e la benevolenza che viene da Dio. Anche san Francesco in una della sue ammonizioni ha scritto un testo sulla correzione fraterna fatta con carità è umiltà, l'umile sa cogliere il bene dell'ammonizione, il superba conserva in se sempre un pò di rancore o di rabbia perchè vuole essere sempre dalla parte della giustizia e della ragione umana. Invochiamo lo Spirito Santo che in questo prossimo Avvento in preparazione del Santo Natale possiamo accogliere con docilità e umiltà l'ammonizione sull'esempio del Vangelo, ama, perdona, e sii misericordioso. 


Il Signore ti dia pace e gioia!

mercoledì 14 novembre 2018

LA SETTIMA OPERA DI MISERICORDIA CORPORALE.

L'IMPORTANZA E' IL RISPETTO DA DARE AI MORTI
  Siamo arrivati all'ultima opera di misericordia corporale, per poi continuare a parlare delle sette opere di misericordia spirituale.
Quest'ultima opera "seppellire i morti", anche se e triste dirlo cosi potrebbe essere la più significativa, e anche più importante della nostra vita verso coloro che ci hanno amato e che ci hanno dato la vita e la storia da continuare.
  Dare dignità al defunto è una grande opera di carità cristiana, specialmente se la si vive nella fede della risurrezione in Cristo, anche se si tratta di un momento triste, di sofferenza, di dolore non è facile viverla nella fede.
   Sarebbe ottima cosa se il defunto lo si preparerebbe senza l'aiuto degli addetti delle onoranze funebri, ma che lo facesse la propria famiglia senza delegare altri, come ad esempio vivere quel momento nella preghiera, ricordando la sua storia e di quando bene abbia potuto fare, , addirittura contemplare la morte per chi fa un cammino forte di fede e vedere che quel passaggio terreno va verso la vita eterna, la vera vita, da compimento a tutto il senso della sua esistenza terrena e si completa nella sua vita eterna, pregare per un defunto, tener presente la sua vita, la sua testimonianza perchè non si dimentichi è un gesto veramente dignitoso.
    Quanti santi contemplavano la morte non come tristezza, ma come liberazione è vera vita nel loro Creatore, infatti San Francesco la chiama "sorella morte", come la morte fosse di famiglia, e non una cosa estranea o sconosciuta, in alcuni luoghi per chi sa che sta per chiudersi gli occhi per poi aprirli dinanzi a Dio c'è tutta una preparazione, o che chiede lui o che gli altri fanno per lui, San Francesco chiese di cantare e poi di leggere la Passione, 
 Nella Bibbia, come nelle varie religioni e culture, la sepoltura è presentata come un “atto rilevante” accanto ai trattamenti da compiere sul cadavere.
     L’episodio più commovente è presente nel Libro di Tobia quando Tobi, il padre di Tobia e lo stesso Tobia, per seppellire i molti ebrei della Tribù di Neftali deportati in esilio, rischiavano la vita poiché il re di Ninive aveva proibito questa pratica. 
     l Nuovo Testamento ci addita la sepoltura di Giovanni Battista (Cfr. Mt. 14,12; Mc. 6, 29) e di Stefano (Cfr. Atti 8,2). Ma, la sepoltura più commovente, è quella del Signore Gesù, dopo che Giuseppe d’Arimatea, “uomo buono e giusto” (Lc. 23,50), “lo calò dalla croce, lo avvolse in un lenzuolo e lo depose in una tomba scavata nella roccia, nella quale nessuno era stato ancora deposto” .
     Afferma il Catechismo della Chiesa Cattolica: ”I corpi dei defunti devono essere trattati con rispetto e carità nella fede e nella speranza della risurrezione. La sepoltura dei morti è un’opera di misericordia corporale; rende onore ai figli di Dio, templi dello Spirito Santo” (n. 2300).
         Voglio concludere con degli esempi di esperienza personale, visto che opero in una parrocchia abbastanza grande è attiva, e di funerali ne si vedono tanti, una volta vidi entrare una salma di una donna centenaria accompagnata dagli addetti e messa sul tappeto rimase li per diversi minuti da sola, senza nessuno, quella immagine mi e rimasta molto impresa, la solitudine, vedere la nostra realtà, a confronto di altre cerimonie piene di gente, ciò che capitò lo stesso giorno mi sembra prima che di gente ne stava anche troppa, rimasi molto turbato, non saprei esprimere altro.
    Avere davanti la lapide di un defunto, ci permette di ricordare la saggezza, l’amore e la dedizione che abbiamo ricevuto e che non sempre abbiamo compreso ed apprezzato.


Il Signore ti dia pace e gioia!

giovedì 8 novembre 2018

ABBI CURA DI TE ... VISITARE GLI INFERMI!

VISITARE GLI INFERMI.

La sesta opera di misericordia corporale ci porta anche ad un opera di carità bellissima, umile a volte, silenziosa, di donazione e amore incondizionato, visitare gli infermi, non si tratta della solita visita di "cortesia" o di "carità cristiana", ma proprio di una missione di un atto di amore verso il fratello che soffre, quante sofferenze vediamo negli ospedali, almeno per chi ha fatto esperienza ospedaliera, quanti anziani anche soli con la loro sofferenza, questa opera di trascorrere un del nostro tempo con loro è un qualcosa di meravigliosa, andare li per chiedere cosa pensa, cosa desidererebbe, entrare proprio in contatto con la sua persona, non solamente come tante volte andare a fare una semplice visita di qualche minuto un sorrisetto e via, ma vivere per qualche minuto la sua sofferenza e comprenderla.
Ma non solo verso gli altri ma anche verso noi stessi, curare noi stessi, prendersi cura della nostra vita, e della nostra anima e corpo, che spesso scappiamo da essa che ha tanto bisogno del nostro calore affettuoso, a volte ci riempiamo di cose da fare senza pensare che il nostro interiore sta soffrendo la solitudine, poter aver cura delle nostre sofferenze interiori, curare le nostre piaghe, specialmente riconciliare con se stessi, perdonare gli sbagli, capire i rancori, e risanare le rabbie.
      Nelle sante Scritture già nell’Antico Testamento chiedono di unire l’osservanza della volontà di Dio alla cura del malato e di chi è nel bisogno, in particolare gli orfani e le vedove. Nel salmo 41 (40) si proclama “beato l’uomo che ha cura del debole” (v. 2) e “discerne il povero”, perché sarà ripagato dal Signore quando giungerà il suo giorno cattivo: il Signore lo sosterrà nella sua malattia e addirittura “gli rifarà il letto in cui egli languisce” (v. 4: sic!). Il malato invoca il Signore nella sua malattia, chiede la guarigione, assume la responsabilità dei suoi peccati, ma attende anche dagli umani dei segni di attenzione, di amore, di cura:  Ecco perché il libro del Siracide attesta la necessità della visita al malato: “Non esitare a visitare gli ammalati, perché proprio per questa azione sarai amato” (Sir 7,35). 
       Nei vangeli, “Conducevano a lui tutti i malati, tormentati da varie malattie e dolori, indemoniati, epilettici e paralitici; ed egli li curava” (Mt 4,24). Gesù appare come “il guaritore ferito” perché, dedito alla cura, soffre con i malati che incontra, combatte contro il male, invita il malato ad avere fede-fiducia e a mettersi sulla strada della guarigione. Gesù si accostava al malato come luogo in cui Dio era presente, secondo il pensiero dei rabbini suoi contemporanei che affermavano: “Dove c’è un malato, il suo letto diventa il luogo della Shekinà, della Presenza di Dio”. Ma Gesù si identificava pure con il malato: “Ero malato e mi avete visitato” (Mt 25,36). 
   Nella sofferenza non ci dimentichiamo la presenza del Signore se la sappiamo vivere come un offerta di espiazione, o come dono per la conversione dei peccatori, quanti santi ci hanno dato l'esempio che attraverso la loro sofferenza operavano miracoli.
 Non stanchiamo quindi di avere questo cuore solidale per chi soffre specialmente nei bambini che già vivono questa esperienza di sofferenza sia per loro che per i genitori che possano trovare sempre la forza è il coraggio, la fiducia e la speranza attraverso la preghiera, il sostegno solidale di tutti, spesso vengono qui in parrocchia visto che di fronte c'è proprio un ospedale per i bambini e a volte sento anche pianti, Signore dagli coraggio e fiducia in Te. Amen.


Il Signore ti dia pace e gioia!

giovedì 1 novembre 2018

L'ESEMPIO DEI SANTI CI STIMOLA AD IMITARLI!

CONOSCERE I SANTI!
       In questi giorni festeggiamo tutti i Santi in maniera solenne, in un unico giorno, per lodare la gloria di Dio attraverso le sue creature che hanno aderito alla sua chiamata, alla sua volontà, testimoniando il suo amore è la concretezza della sua parola che edifica e salva per la vita eterna, Ed il Vangelo di oggi parla proprio di questa santità del quotidiano, come vivere le beatitudine, ma di questo ne parleremo più avanti quando faremo le beatitudini. 
       Ma chi sono i santi, forse dei super eroi, dei grandi studiosi con di come si ci fa santi, persone speciali? 
     Invece sono delle persone comuni, persone che hanno avuto la loro storia di vita, bella o brutta che sia, hanno avuto i loro problemi, le loro tribolazioni, le loro tentazioni, le passioni umane, è poi come sono diventati santi ed alcuni grandi santi, dirlo cosi sembrerebbe facile cioè sono morti a se stessi per poter vivere con Cristo, in Cristo, per Cristo, hanno rinnegato se stessi, hanno rinunciato a se stessi, all'orgoglio, alla prepotenza, all'egoismo, alla superbia, alla vanagloria, alle passioni, ed hanno preferito abbracciare la croce santa, le beatitudini, le opere di misericordia, la povertà di spirito, la carità umile e casta, il rispetto dei comandamenti, hanno sposato la vita cristiana da veri cristiani, da consumarsi fino in fondo per gli altri, si sono spesi fino all'ultimo respiro, hanno testimoniato e prima di testimoniarlo lo concretizzavano e lo vivevano, il loro stile di vita era la preghiera, la carità vera, la trasparenza, la lealtà, la sincerità, amavano il disprezzo del mondo, hanno rinunziato al potere, hanno vissuto il loro quotidiano, con la sofferenza, i problemi della vita, hanno pianto, hanno riso, hanno amato, ma tutto con la parola di Dio facendosi evangelizzare per poi evangelizzare anche solo con l'esempio o gli atteggiamenti, tutti noi lo possiamo fare se abbiamo questo grande desiderio di trasformarci in piccoli chicchi di frumento che messi insieme diventiamo un nutrimento per molti, ciò che caratterizzano i santi che hanno rinunziato totalmente alle loro passioni e logiche umane, hanno chiesto la conversione giorno dopo giorno, fidandosi ciecamente e decisamente della parola di Dio che meditavano e incarnavano, sono riusciti a rinunciare a loro stessi, a volte con sacrifici, con coraggio, decisione, ciò che manca a noi forse e la capacità della rinuncia, vogliamo sempre delle sicurezze e poca fiducia nella parola di Dio, la fiducia la si acquista pian piano con la preghiera, la vera preghiera, con il fidarsi di Dio, e riconoscendosi piccoli e figli bisognosi di Dio come Padre e Creatore delle sue creature amate e onorate da Lui per lo splendido capolavoro che ha fatto in essi. 
  




Il Signore ti dia pace e gioia!

MEDITAZIONI

MEDITARE... Alcune semplici riflessioni sulla vita, per ritrovare serenità e armonia se stessi e con gli altri.... Illuminaci con la...