SE IL CHICCO DI GRANO...
Il vangelo che abbiamo letto nella V domenica, parla del Chicco di grano che muore e produce molto frutto. Questo versetto mi è molto caro perchè l'ho scelto come frase per la mia professione perpetua dei consigli evangelici nel 2007, insieme al brano evangelico di san Matteo "la chiamata di Levi", due combinazioni molto forti che feci precedere da una veglia di preghiera che simbolicamente rappresentava il distacco dai propri cari e l'abbraccio della croce, l'unica cosa in comune era la luce che mi consegnavano e che rincosegnavo a loro. In questi anni ho sempre cercato di far cadere quel chicco di grano in terra fruttuosa per poter far germogliare qualcosa di buono, ovviamente non sono qui a dire se sia germogliato oppure no, questo lo sa solo Dio, il desiderio c'è sempre di farlo nonostante le prove, le difficoltà e le sofferenze, ma sappiamo anche che chi segue la croce non può sfuggire da queste cose, anzi più la si ama è la si rincorre sembra sempre più difficile, ma per chi ama nulla e impossibile, sappiamo che il chicco di grano è Gesù che muore per portare frutti di salvezza e di pace in terra buona, ma questa terra buona a volte è contaminata dal nostro troppo voler fare di nostra iniziativa, troppe nostre logiche, e a nulla vale sembrerebbe questo morire per noi, ma solo un semplice ringraziamento per il bene fatto a noi, ma questo bene fatto a noi dovrebbe moltiplicarsi, fruttificarsi, dare altri frutti anzi un continuare a dare frutti, ma non sempre questa realtà avviene, come mai mi domando? Forse il mio voler essere o sapere è più grande del Signore e quindi e inferiore; ma pensate quanto amore c'è in tutto questo morire, un morire per vivere, un perdersi per ritrovarsi, un testimoniare per essere, un dare per ricevere, da comprendere non è difficile, ma nel praticare facciamo sempre tanta fatica, anche se desideriamo il bene e operare nella carità, ma c'è sempre da combattere, ed questo saper combattere insieme alla preghiera ai sacramenti che ci deve dare la perseveranza della vittoria, non ci deve spaventare il fallimento, l'abbandono, la sfiducia, lo stesso Gesù sentì solitudine e abbandono perchè umanamente e così, ma interiormente, spiritualmente, nell'uomo nuovo che tutti abbiamo questo non c'è, ma esiste una grande speranza, una certezza fondata su Colui che per primo l'ha sperimentata, è ci ha dato la testimonianza vera e credibile, quella della Risurrezione, della vita eterna, certo non sappiamo come sia questa vita eterna ma abbiamo la certezza che vivremo nella pace e nell'amore del padre per sempre, ci sarà il tempo senza tempo, l'infinito con il finito, solo a pensarci mi viene il brivido di quanta grandezza ci riserva dopo il nostra camminare in questa vita.
Parlavo all'inizio della chiama di Levi, che decise di seguirlo lui che poteva essere il più disonesto, a volte basta uno sguardo, una parola, che ti trasmette una ricchezza di vita, di cambiamento di vita, se la durezza del nostro cuore non sarebbe cosi pesante a volte, che poi a volte capita tutto ciò, per delusione o traumi del passato, o per la troppa bontà o semplicità di vita evangelica questa potrebbe essere una delle reazioni del cuore indurito, ma questo non ci deve spaventare nel mondo di oggi con tutte le sue brutti mali.
Comunque visto che mi sono dilungato troppo, vogliamo invocare la presenza dello Spirito santo che ci possa illuminare sempre su vie giuste e diritte che seguono l'unico è vero maestro è senza avere paure di affrontare la croce che darà al suo tempo gioia e pace, è con questa gioia e pace vi benedico per intercessione della Vergine Maria. fr. Luciano.
Il Signore ti dia pace e gioia!