Beati i Miti!
Il Signore ti dia pace e gioia!
Continuando il nostro percorso con le beatitudini, oggi ci imbattiamo in una beatitudine che ne contiene tre in una, è un insieme che costituisco una forza e una serenità di affrontare le difficoltà della vita con una fiducia e speranza che nessun mai potrà toglierci, perchè forti nella fede e ricchi nel Signore del suo amore e della sua grazia su di noi.
La beatitudine "Beati i miti perché erediteranno la terra", sembra che sia una beatitudine che si snoda tra dolci pascoli verdeggianti, la mitezza è proprio la virtù per gli altri per far si che sia più agevole, pronta a togliere gli ostacoli che possono inciampare gli altri.
Dicevamo che questa beatitudine è composta di tre in una, richiama ed e strettamente legata a quella delle povertà di spirito, all'umiltà, alla sofferenza, c'è anche chi dice che sia legata anche alla misericordia e alla pace, perché considerata tale?
Perché il mite che nelle avversità e ingiustizie riesce a sostenere con animo paziente e senza rancore, ne rabbia ne mormorazione, ne giudizi o opposizioni, ma è fermo, sereno, anzi si fa carico lui stesso dei suoi nemici davanti a Dio, infatti se vediamo Gesù ha fatto proprio questo nella sua crocifissione.
Quindi il mite non protesta contro Dio, specialmente quando lo lascia nella prova, guardiamo l'esempio di Giobbe, né contro a coloro che gli provocano sofferenze e ingiustizie, cerca di rassomigliare all'Agnello immolato, che non significa vittimismo ne cercare compassione.
Una domanda che ci dovrebbe persuadere è come reagiamo noi di fronte a tutto ciò quanto ci vengono ingiustizie e prove? Siamo pronti e disposti ad accoglierle senza protestare, ma accettarle silenziosamente, offrendo a Dio la nostra sofferenza o questa nostro sacrificio per la conversione dei fratelli?
Gesù ci chiama in vari episodi a imitarlo nella sua bontà e mitezza, con cuore libero e umile e senza ipocrisie egoistiche, nel vangelo di Matteo ci dice "venite a me voi tutti affaticati.... il mio carico è dolce e leggero.." . Cosi Gesù ci indica la mitezza e prendere esempio da Lui, rispondere con l'amore al prossimo anche se ci ferisce. Sicuramente non per forza umana legata alla povertà causata dal peccato potremmo avere tutta questa forza , ma ci ha donato la grazia dello Spirito che ci rafforza e ci da sollievo.
Quante volte capita che ci viene un pensiero un sentimento non buono nei confronti dei fratelli, per frenarli basterebbe poco, ricordare quanta magnanimità ha Dio nei nostri confronti, se pensiamo a quante volte ci dovrebbe castigarci ogni volta che c'è lo meritiamo, ma nella sua magnanimità e misericordia di Padre non lo fa, perché noi subito lo facciamo, l'uomo rinato nello spirito non lo fa, ma ci ragiona e prega.
Se vogliamo allora essere veri imitatori del Signore e suoi discepoli dobbiamo acquisire la vera mitezza di cuore, che non è soltanto un atteggiamento esteriore, un'affabilità esterna, ma una realtà interiore molto profondo che parte dal cuore e riveste tutto il corpo, opera dalla grazia di Dio e della nostra docilità all'azione dello Spirito che pervade in noi, qua san paolo nonostante il suo agire a saputo imitare in tutto il Signore, come san Francesco che nonostante difficoltà, tribolazioni, sofferenze non solo fisiche ma anche da i suoi frati, con quante mitezza a saputo affrontarli sull'imitazione del Signore sua eterno amore.
La mansuetudine deve essere sia una caratteristica, ma che sia anche un atteggiamento costante del cristiano che si caratterizza per uno stile di vita nuovo, incomprensibile al mondo.
Un servo del Signore non deve essere litigioso, ma mite con tutti, paziente nelle offese, dolce nel riprendere gli oppositori c'è lo dice nelle lettere di san Paolo, ma lo stesso c'è lo dice anche san Francesco nelle sue ammonizione di come devono essere i suoi frati e come devono comportarsi tra di loro è la loro testimonianza risplenda negli uomini, che non sia ipocrisia ne falsa umiltà.
Evagrio Pontico dice che la preghiera è figlia della dolcezza ed è frutto della gioia e della riconoscenza, questo scaturisce da come sia la nostra preghiera reale se ci facciamo plasmare o se solo un sentimento e al primo intoppo ci rivoltiamo.
La bontà è la caratteristica dei miti, essi preferiscono soffrire che far soffrire, in una sottomissione e fedele alla volontà di Dio, ad ogni forma di aggressività o egoismo e superbia, la mitezza oppone gesti concreti di dolcezza e di bontà.
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