SPUNTI
DI RIFLESSIONE SUL SENSO DELLA PREGHIERA
La preghiera deve essere il nostro nutrimento spirituale, se non capiamo il suo significato, cioè lo stare
dinanzi al Signore non arriveremo mai a sentire in noi la necessita della
preghiera, il bisogno di pregare, di dialogare con Dio, è la preghiera
che ci rende capaci di dialogare con Lui e ci rende fratelli tra noi, e la
preghiera che ci nutre, senza la preghiera siamo polvere, quel che
facciamo e solo fumo, anche “se realizziamo opere d’arte tutto finisce lì”,
invece la preghiera e continuità, se non sappiamo pregare non ci
dobbiamo spaventare, prendiamo la Bibbia e incominciamo a leggerla, sarà la
Bibbia ad insegnarci a pregare e con quale parole ci possiamo rivolgerci a Dio
per mezzo di Gesù, dei profeti e salmisti, ci insegna il modo di come stare
dinanzi a Dio, poi stesso la Bibbia ci dirà quali sono i frutti della
preghiera, quei frutti che ci fanno sorridere il cuore, essere sereni, sperare
in esse, la preghiera non e solo il rosario o altro, ma la
nostra vita deve essere preghiera vivente, ricordate P. Kolbe, noi siamo
preghiera perché siamo stati redenti dalla grande preghiera di Gesù sulla
croce, le formule di preghiera che facciamo ci aiutano ad entrare il
quel clima di contemplazione per stare dinanzi a Dio, faccia a faccia, cuore a
cuore con Dio.
Il
Metropolita Anthony Bloomm dice: “che La preghiera è ricerca di Dio,
incontro con Dio,e andare oltre quest’incontro nella comunione”.
La
preghiera nasce dalla scoperta delle profondità dell’ essere, non solo siamo
circondati dal visibile ma anche e specialmente dall’ invisibile.
“Un incontro è vero solo quando sono vere le persone che si incontrano”. L’incontro e reso ancora più intimo e autentico
quando c’è sincerità e onesta tra le persone, noi facciamo fatica essere
sinceri, ci creiamo il Dio dei pensieri non quello di Gesù, il Padre.
Voglio
concludere con questo proposito per iniziare a pregare in maniera umile, “il
punto di partenza, se vogliamo pregare , è e deve essere la certezza che siamo
peccatori bisognosi di essere salvati”, che siamo lontani da Lui e
che non possiamo stare senza di Lui e ne vivere senza il suo amore, quello
che possiamo dargli e il nostro desiderio di essere degni di essere accolti da
lui dal nostro pentimento, ma questo non deve diventare pesante non ci deve
deprimere, insomma per dirla in breve dobbiamo essere onesti e sincere con noi
stessi.
Abbiamo cercato di dire alcune linee fondamentali sulla preghiera,ma
non sono che alcune gocce in un oceano ricco di amore verso Dio, ora
vediamo di andare un oltre e scendere più in profondità, cosa si realizza nella
preghiera?
L’evangelo ci insegna che il regno di Dio e dentro di noi. Se vuoi cercare Dio, prima cercalo dentro di te
e poi lo troverai nei fratelli, se non riusciamo a trovarlo dentro alle
nostre tenebre, nella nostra interiorità, difficilmente lo troveremo al di
fuori, perciò bisogna cercare Dio attraverso il cuore. Abbiamo
detto che la preghiera e ricerca di Dio, e un andare incontro a Dio, ma se
non conosciamo il nostro “io” come possiamo andargli incontro?
L’incontro fra Dio e noi nella orazione continua, la preghiera incessante, parte sempre dal
silenzio. Ma dobbiamo distinguere due tipi di silenzio: “quello
nostro”, quello interiore, esternamente sembra che tutto tace, ma se entriamo nel
nostro mondo interno ci sembra un terremoto in continua agitazione,non e
facile fare silenzio dentro di noi, faremo il silenzio quando porteremo il
nostro “io” al di fuori di noi stessi, “poi c’è il silenzio di Dio”, che come
tanti santi hanno potuto sperimentare, la notte oscura, ti ritrovi a vivere il
venerdì santo, dove ti sentirai solo e abbandonato da tutti, e il
silenzio più duro da accettare, Dio che non mi risponde. Ma
un incontro non acquista spessore e pienezza se le due parti che si convergono
non diventino capaci di tacere l’una con l’altra, fino a quanto
abbiamo bisogno di prove certe o di segno o azione, non raggiungiamo ancora
quella profondità e pienezza che tanto vogliamo raggiungere. Va molto
più in profondità quel silenzio intimo in cui troviamo Dio, finché non facciamo
esperienza di deserto, noi soli con la parola che ci deve penetrare fino
nell’ interiorità profonda, non vivremo il silenzio interiore.
Dio deve stare sempre al centro della nostra attenzione, il nostro raccoglimento può essere
falsificato in vari modi. Ad esempio quando siamo in preghiera silenziosa e
raccolta e preghiamo per qualcosa che ci preoccupa ci sembra che tutto converga
in un'unica preghiera, ma non è vero, perché al centro della preghiera non
c’è Dio ma attenzione è su l’oggetto della mia preghiera. Perché Dio
conosce fin troppo bene i nostri pensieri, invece quando siamo coinvolti
emotivamente e nessun pensiero si intromette e pensiamo che stiamo dinanzi al
Verbo Incarnato e attraverso di Lui il Padre si accorgeremo che c’è tutto un
calore particolare in noi, ma questo non vuol dire che non dobbiamo pregare per
gli altri o per noi, questo vuol far capire come un pensiero su un
bisogno ci tiene lontani da Dio.
Concludiamo
questo piccolo tuffo nell’oceano della preghiera con Giovanni Climaco, che dice
“che se uno pensa veramente e sente con profondo sentimento del cuore, di
trovarsi alla presenza di Dio mentre e in preghiera resterà immobile come una
colonna, e nessuno dei demoni potrà prendersi gioco di lui”. Infine concludo
dicendo che la preghiera è vita, armonia, gioia, l’uomo di preghiera e l’uomo
pieno di vita con la voglia di vivere e di stare con gli altri, neanche la
sofferenza lo fermerà, perché interiormente e pieno di vitalità, Kolbe negli
ultimi giorni della sua vita cosa lo rendeva sereno, dopo aver sofferto la
fame, la sete,il dolore di tanti, è la fiducia della preghiera e l’abbandono in
essa che gli dava sicurezza e serenità nell’accettare quei momenti di crudeli
sofferenze, la Vergine ci conceda anche a noi l’arte della preghiera affinché
non siamo confusi nell’ora della sofferenza.
Fr. Luciano M
Il Signore ti dia pace e gioia!
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