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venerdì 25 aprile 2014

Comportamenti 2

I BISOGNI FISIOLOGICI:
I bisogni fanno parte del nostro agire e del nostro vivere nella libertà e nella serenità,  la nostra vita è un viaggio ricco di bisogni, da quello fisiologico a quello alimentare, da quello sentimentale a quello emozionale, da quello dell’autostima a quello dell’appartenenza, da quello affettivo a quello spirituale.
PARTIAMO DAL BASSO DA QUELLO “FISIOLOGICO” :
Ognuno di noi ha “bisogno di alimentarsi”  secondo il proprio stile di vita, lavoro, scuola, sport, casa, una male alimentazione per il proprio stile porta a stanchezza e aggressività.  
Il “bisogno del respirare” ossigeno, in luoghi chiusi o poco areati il corpo incomincia a ribellarsi, anche la pelle incomincia a dare effetti indesiderati.
Il bisogno del “dormire”, il corpo ha bisogno del sonno, il nervoso, l’aggressivo potrebbe dipendere anche da questo, con la mancanza di un adeguato riposo il corpo incomincia a cedere, e perdere lucidità.
Il bisogno “sessuale”, non e semplice spiegarlo perché si pensa subito all’eros, ma avere un sano rapporto con la propria sessualità e segno di un equilibrio per una vita sana, il rispettare la propria sessualità e un segno di maturità e dello stare bene con se stessi e con il proprio partner, senza farle ne un rifiuto ne un abuso o ossessione.
Il bisogno di “omeostasi”, parola non comune per il nostro corpo, ma e quella che ci regola internamente che ci permette di sopravvivere, ha una funzione equilibrante fisico-chimica, tra cellule e molecole.
Non bisogna sottovalutare questi bisogni anche se sembrano scontati, ma un giusto ed equilibrato ascolto rende il vivere quotidiano in maniera più serena, un bisogno frustato o trascurato, può rendere la relazione con se e con gli altri nervosa e insoddisfatta.
Ecco una sintesi :





Il Signore ti dia pace e gioia!

mercoledì 23 aprile 2014

I comportamenti.

I NOSTRI BISOGNI PRINCIPALI. 
Dopo aver descritto in maniera sintetica e pratica cosa sono i peccati gravi e come riconoscerli, è importante conoscere gli atteggiamenti, i bisogni e i sentimenti, che a volte ci possono portare ad un atteggiamento che ci induce nei peccati, questi possono aiutarci per confrontarci con noi stessi e con gli altri nel saperli riconoscere, affrontarli e accettarli.
Perché a volte non riusciamo a controllare alcune azioni o comportamenti o non riusciamo ad accettarli? Quali sono i bisogni di cui abbiamo bisogno per avere una buona autostima di noi stessi, per capire e poter essere d’aiuto gli altri? Quali sono i sentimenti che circolano nel nostro cuore, corpo e anima, affinché li possiamo trasmettere in maniera corretta senza reprimerli dentro di noi? . 
E’ importante sapere che bisogna accettarsi completamente per quello che siamo e per quello che valiamo, ognuno di noi è dono agli occhi di Dio, questo vuol dire che non c’è da disprezzare niente di noi, e facile che ci buttiamo di morale giù perché non siamo quelli che vorremo o quelli che gli altri vorrebbero di noi o che vorremo di loro, questo è un esercizio che dovremo fare ascoltare noi stessi, i nostri bisogni e le nostre emozioni.
I bisogni sono un deficit da colmare o una necessità da soddisfare.
La gratificazione dei bisogni produce comportamenti di collaborazione, la frustrazione ne produce altri.

Nei prossimi articoli ne vedremo alcuni esempi.


Il Signore ti dia pace e gioia!

martedì 15 aprile 2014

CAMMIANARE IN QUARESIMA

CONTRO I DETESTABILI PENSIERI DELLA SUPERBIA.
DAGLI SCRITTI DI EVAGRIO PONTICO
Contro il pensiero della superbia che mi  esalta e mi solleva in alto come uno che è irreprensibile e non accoglie più pensieri impuri: rispondendo Abramo disse : “Ora ho cominciato a parlare davanti al Signore, ma io sono polvere e cenere” gen. 18,27)
La superbia, dice il padre Evagrio, è una  pustola dell’anima piena di siero che maturata emana una grande puzza,  è malato di superbia chi si allontana da Dio, proprio perché si mette al suo posto, ci dice ancora Pontico che l’anima del superbo diventa oggetto di allegria per demoni.
“Il discorso dell’umile è medicina per l’anima, perché si riconosce povero di fronte a Dio, quella del superbo si riempia di arroganza e la sua richiesta lo irrita, invece quella dell’umile, la preghiera piega Dio sulla sua richiesta, perché riconosce il Dio l’unico suo bene e creatore”.
La superbia e caratterizzata da due vizi distinti, come la definisce anche san Gregorio Magno “l’inizio di tutti i peccati”, essa si distingue in “vanagloria” e “superbia”, è l’uomo che cerca di costruirsi per ottenere una buona immagine di se, basta guardarsi nel proprio cuore e vedere il nostro modo di agire e di fare, è la ricerca di mettere al primo posto l’ego (io), anche prima di Dio.
COSA CI DICE LA SACRA SCRITTURA:
Nella Bibbia vari sono gli episodi che riguardano la superbia, il voler essere come Lui, disobbedendo  ed rifiutare la comunione d’amore con gli altri, infatti la superbia è il peccato che ci pone in un rapporto sbagliato rispetto a Dio Creatore e agli uomini, come fratelli di un unico Padre. Alcuni esempi :
Nella Genesi quando l’uomo si è ribellato contro Dio che voleva essere come Lui,  nella nel racconto del profeta Isaia contro il re di Babilonia che si voleva inalzarsi al di sopra di Dio con il suo trono (Is 14, 13-14 ss.), nella parabola del fariseo e pubblicano nell’evangelista Luca (18,9-14), quando il fariseo si elogia di essere il migliore, nei figli di Zebedeo in Matteo (20,20-28), e via dicendo. S. Pietro ci esorta “rivestitevi tutti di umiltà gli uni verso gli altri, perché Dio resiste ai superbi e da grazia agli umile” .
NELLA VITA DEL QUOTIDIANO
Scendendo nella vita quotidiano come riconosciamo questo vizio, con i suoi atteggiamenti ed espressioni, sarebbe lungo da esporlo, ma lo affronteremo in altri momenti, ora ci riferiremo in grandi linee.   
Troviamo nella superbia delle espressioni come “l’arroganza”, il superbo e arrogante e si sposa bene col il vizio della superbia perché cerca onori e si vanta, l’arroganza porta con se tutta una serie di comportamenti e di atteggiamenti, un’altra espressione e il sentirsi “autonomi”,  il sentirsi autonomi senza il bisogno di nessuno, a volte neanche di Dio, distrugge quelle relazioni reciproche, che devono essere il fondamento dell’amore, della reciprocità e di sentirsi amati.
A volte la superbia può trasformarsi per questa sua rabbia presuntuosa in una forma nascosta come il vittimismo, far ricadere tutto sugli altri per sentirsi innocente e sincero lei.
CORRERE AI RIPARI!
Ma ci sono rimedi per combattere questo grande male che ci fa sentire bene, ma non siamo felici perché volgiamo sempre il di più?
Bisogna avere una “buona conoscenza di se stesso”, “poi cercare di praticare l’umiltà”, rinunciare un po’ a se stesso, “aprirsi agli altri” e uscire dal proprio egoismo,  “essere discreti”, “apprezzare gli altri per le loro qualità”,  “avere una sano giudizio”, “ascoltare i consigli e accettare la correzione”.

PREGHIERA.
LIBERACI, O Signore dal male oscuro della superbia, un male che abita nel nostro cuore, e mette radici come un tumore maligno riempiendoci di desideri e ambizioni malsane.

Vogliamo sentirci qualcuno ed essere sempre i primi, cerchiamo approvazioni, lode e onore dalla gente facciamo del tutto per far crescere la nostra immagine fino a mettere il nostro io a posto di Dio.


Il Signore ti dia pace e gioia!

mercoledì 9 aprile 2014

CAMMINARE IN QUARESIMA.

CONTRO I PENSIERI DEL DEMONE DELLA VANAGLORIA.
DAI TESTI DI EVAGRIO PONTICO:
Contro il pensiero della vanagloria che vuole gloriarsi dell’osservanza di una buona condotta: “chi si vanta si vanti nel Signore; perché non colui che si raccomanda da sé viene approvato, ma colui che il signore raccomanda (2Cor 10,17-18)”.
 Il padre Evagrio scrive nei suoi scritti che la vanagloria è una passione irrazionale, e facilmente si mescola ad ogni opera virtuosa. Continua dicendo che la vanagloria rovina i premi delle virtù.
Ciò che ci dice Evagrio ci fa capire che senza il dono dell’umiltà e della gratitudine, le opere sante che svolgiamo possono cadere nel gloriarsi di se stesso senza renderle a Dio stesso che ci da la capacità di farlo, perché ci fanno sentire bene e ci aumentano l’autostima. Insieme alle virtù bisogna che c’è una vita di preghiera.  
Questo vizio e strettamente legata all’invidia che è colui che non sopporta il vedere che gli altri godono più onore di noi.
Il termine invidia vuol dire: “Guardare con occhio maligno gli altri, fino ad odiare e distruggere, se non riesco a possedere più dell’altro”, la vanagloria è il voler sempre stare al di sopra di tutti e non riesce diventa aggressivo e si cade nell’invidia e vuole bruciare il bene degli altri.
L’invidia è un vizio subdolo, tenta di nascondersi nel cuore umano, è un vizio legato all’egocentrismo, altro non è che l’incapacità di amare e desiderare il bene dell’altro.
Nella Bibbia vari sono i testi che riportano episodi di invidia specialmente nell’ambito familiari: Caino invidia Abele (Gen. 4,38), Esaù invidia Giacobbe, Giuseppe invidiato dai fratelli,  Saul invidia Davide. Anche in Matteo troviamo un episodio simile.
Nel libro dei proverbi troviamo scritto “ l’invidia è la carie delle ossa” (Prov. 14,30).
NELLA VITA QUOTIDIANA.
Come e vissuta nella vita quotidiana, l’invidia può essere: per competizione, per desiderio, e la madre dei peccati anche se è la superbia è la vera madre dei peccati, ma l’invidia ne è figlia che diventa se stessa madre dei peccati. L’invidioso conosce bene l’amarezza della tristezza che è un altro male che porta a pensare male, non conosce l’esperienza spirituale, è un abbattimento dell’anima. L’invidioso non solo soffre per quello che l’altro è, ma anche per quello che l’altro ha, sembra un gioco di parole o una sottigliezza.
NELLA VITA DEI SANTI.
Troviamo in san Francesco che quando parla dei vizi e dei peccati ci dice che appartengono a noi, è che sono nostra vera proprietà. San Francesco vede l’invidia come uno degli attentati più pericolosi alla sua forma di vita evangelica, perché distrugge la fraternità e la minorità, questo e vizio e scritto chiaramente nella Regola Bollata. Francesco ci insegna che questo accecamento si può superare nel ringraziare il Signore per i doni degli altri.
NELLA CHIESA.
Il catechismo della chiesa cattolica ci dice che l’invidia minaccia la pace e causano guerre e ingiustizie sociali, squilibri, l’invidia arriva a essere un rifiuto della carità (ccc 2540), l’invidia e spesso causato dall’orgoglio, il battezzato si impegnerà a vivere nell’umiltà.
QUALI CONSIGLI L’ASCESI CRISTIANA CI PUÒ DARE:
Accettare l’altro com’è, proporsi ogni giorno di fare un piccola rinunzia,  leggere la vita santa, pregare per coloro che invidiamo, scriverci parole o pensieri che suscitano questo male, imparare a gioire, che ci evita di criticare e mormorare verso l’altro. Per concludere prendiamo esempio da San Francesco, pregare e ringraziare Dio per i doni che ha donato al fratello e per i miei doni, dono del suo amore verso me.


PREGHIERA:
Insegnaci, Signore, a non lasciarci sedurre dalle cose che vedo e che mi attraggono senza bussare prima alla porta del cuore e dello spirito.

Fammi attento alla seduzione che proviene dal fascino dell’eleganza, della distinzione, del denaro, potrei pagare a caro prezzo questi desideri che portano con sé invidia, rabbia, rancore, odio. Amen.


Il Signore ti dia pace e gioia!

venerdì 4 aprile 2014

CAMMINARE IN QUARESIMA ..

CONTRO I PENSIERI DEL DEMONE DELL’ACEDIA.
     ASCOLTIAMO I PADRI:
Contro il pensiero dell’acedia che distrugge la speranza con cui perseveriamo, come se essa con il suo slancio non potesse convincere il Signore a usarci misericordia: “Ho sperato: ho sperato nel Signore ed egli a me si è volto e ha dato ascolto alla mia preghiera” (Sal 39[40],2).
       ASCOLTIAMO IL PADRE EVAGRIO PONTICO:
L’accidia è una mancanza di tono dell’anima, ma una mancanza di tono che non è secondo natura, che non sa resistere validamente contro le tentazioni. Il monaco accidioso continua Evagrio, è pigro nella preghiera e non pronuncia le parole dell’orazione.
RIFLETTIAMO:
       Nella vita spirituale e vista dai padri come “forma di stanchezza o depressione” ad un venir meno alla custodia del cuore e alla sua vigilanza, anche nella tiepidezza spirituale e molto ampio il discorso circa alla rilassatezza alla vigilanza spirituale, perciò e comparata come “ paralisi dell’anima infiacchita nella mente”. Chi vive o soffre con questo vizio è portato a trascura i suoi doveri, umani e spirituali, non è entusiasta nel farlo, si abitua di buoni propositi ma non li porta a termine.
Nella tradizione cristiana e descritta come il “demone del mezzogiorno”, provoca l’indifferenza, nel cuore nascono domande come: “ma vale la pena”, “chi te lo fa fare”, allora dobbiamo saper reagire con l’aiuto della parola divina nella prima lettera di Pietro “Siate temperanti, vigilate. Il vostro nemico va in giro cercando chi divorare” (1Pt. 5,8-9).
L’accidia si fa sorella con la tristezza, infatti ci dice il padre Evagrio che “la tristezza è un abbattimento dell’anima, non conosce i piaceri spirituali”.
Nel Vangelo l’anima dell’accidioso e paragonata ad una vigna che viene affidata ad un contadino poltrone, non potrà portare buoni frutti, un’anima cosi non può piacere al Signore, perciò e importante coltivare la vita interiore, credere nell’amore di Dio come Padre, anche se a volte lo sentiamo lontano, ma lo dobbiamo cercarlo comunque.
Questo vizio nella vita quotidiana cosa provoca?
 Sarebbe lungo elencare tutto in dettaglio, questo lo rimanderemo negli schemi, il primo sintomo è l’inquietudine, il disgusto e la noia, l’indifferenza e la non curanza, una strategia concreta sarebbe per superare in qual modo l’acedia è il riappropiarsi della propria vita assaporandola istante per istante.
Quali consigli possono aiutare per vivere meglio in armonia con se stessi e gli altri:
Evagrio ci insegna: che l’accidia è curata dalla perseveranza, e dal compiere ogni cosa con attenzione e con timor di Dio, prega con intelligenza  e con vigore, e lo spirito dell’accidia fuggirà da te. 
San Francesco, voleva che (i frati) evitassero accuratamente ogni parola oziosa(FF. 1094), ogni discorso frivolo e vacuo (FF. 1636), Francesco considerava sfavorevole  sciupare in questi discorsi frivoli, il bene spirituale della grazia di Dio ottenuto nella preghiera.
        NELLA VITA QUOTIDIANA:
Prendersi tempo per dedicarsi a se stessi, evitare cibi che appesantiscono, amare il lavoro manuale, coltivare  gli hobby, leggere libri spirituali, visitare ammalati e anche un’opera corporale fa bene anche all'anima, piccoli sacrifici per staccarsi di tanto in tanto dalle comodità, sentirsi qualche volta sottomessi, vivere il momento presente senza rifugiarsi nel passato o sognare il futuro, riscoprire la preghiera come dono e dialogo con Dio, combattere il vizio dell’ozio padre di tutti i mali.
Non è facile combattere questo vizio dell’accidia proprio perché si vive in uno status mentale che è quello di non aver voglia di combattere.
PREGHIERA

Signore Gesù insegnami, non solo a non perdere i freni, ma anche a non correre freneticamente dietro a treni sbagliati.  Liberami da una vita molto frenetica che porta dentro di me ansia e angoscia nell’agire quotidiano. Fa di me, o Signore, un sognatore ottimista come te, e dammi un cuore da innamorato come il tuo pronto a credere che per tutti c’è speranza, perfino per me che non riesco o a vivere nella speranza. Amen.


Il Signore ti dia pace e gioia!

martedì 1 aprile 2014

CAMMINARE IN QUARESIMA ...

CONTRO IL DEMONE DELL’IRA.
ASCOLTIAMO EVAGRIO PONTICO:
                 Contro il pensiero dell’ira che incrina e distrugge la pazienza e ci propone atti di stoltezza, il cui impulso viene dalla brama di beni; Al suo posto si sarebbe dovuto rianimare la mitezza: “L’uomo magnanimo abbonda di prudenza, il pusillanime è enormemente stolto” (Pr 14,29).
L’ira è una passione furibonda, che con facilità fa uscire di mente quelli che afferra, inferocisce l’anima e fa evitare ogni compagnia. Un forte vento non farà oscillare una torre: così l’ira no si impadronirà di un’ animo mite. La mitezza dell’uomo è ricordata presso Dio, ed un’anima non soggetta all’ira diventa tempio dello Spirito Santo.
COME COMBATTERLI:
        L’ira, o collera o rabbia, è quella passione che nasce dal cuore  “come bollore improvviso”, a volte l’ira ci fa uscire in imprecazioni  e maledizioni, anche se dopo poi possiamo pentirci di tale atteggiamento insolito.
Può essere un vizio quando dipendiamo da essa e ci facciamo travolgere dalla rabbia, per sfogare la propria tensione interiore, è il piacere dell’orgoglio che vuol vendicarsi di qualcosa di chi ci umilia, è un desiderio ardente di fare del male a chi ci ha ferito, se non abbiamo un equilibrato controllo di se stesso, l’ira potrebbe far perdere addirittura il lume della ragione, è una bestia feroce.
Nella bibbia si parla di una positiva, cioè quella che si esprime per zelo, è la reazione che avviene intorno a se quando subisce, come Gesù nel tempio (Mc. 11,15-17) o nel profeta Isaia (Is. 5,22-23), quella negativa, quando diventa una presenza costante e ha desideri di disprezzo, di sospetti, fino a fare esplodere violenza (Mt. 5, 21-22), come san Paolo alla lettera agli Efesini, come l’ira nella vita quotidiana, come l’ira della follia di un’istante, o quella uno contro l’altro, queste esplosioni sono proporzionate alle nostre delusioni e quelle che più fanno male sono quelle a cui vogliamo bene e daremo qualsiasi cosa, difficilmente l’ira ci fa essere sereni e obbiettivi verso gli altri, specialmente quando già siamo stati più volte misericordiosi perdonando ogni volta, ma l’ira può essere anche contro se stessi, contro Dio, in famiglia, o quando vogliamo essere precipitosi, questi atteggiamenti ci possono portare il luoghi sconosciuti, ci crea indifferenza, verso gli altri e verso le cose del cielo, e ci fa chiudere nel nostro mondo che ci creiamo, come rimediare per cercare di evitare tutto questo, tanti ne sono i consigli, come ad “allenarsi a sopportare le tribolazioni, offese” e altro, che ci porterà a vivere ad una mitezza e umiltà del cuore, distendersi con la “musica sacra”, prendere le “distanze”, se un atteggiamento mi da fastidio mi allontano, “perdonarsi  e perdonare sempre”, a non camuffarla, nella “vita di grazia” facciamo uso frequento dei sacramenti e della preghiera confidando nel Signore che ci illumina e ci consiglia.

PREGHIERA

Insegnami, Signore, a verificare il mio animo e liberarmi  dai cattivi sentimenti di ira, di condanna facile e di violenza che nascondo nel cuore. Insegnami quello che hai insegnato ai Santi ad entrare in simpatia con i peccatori e pregare per essi, aiutami a vivere sull’esempio del miracolo di san Francesco, del Lupo di Gubbio, ammansito, con la forza dell’amore che rinnova e costruisce. Amen.

Il Signore ti dia pace e gioia!


Continuiamo a conoscere il significato dei peccati capitali .... siamo al "i Sette Peccati Capitali - 04"

MEDITAZIONI

MEDITARE... Alcune semplici riflessioni sulla vita, per ritrovare serenità e armonia se stessi e con gli altri.... Illuminaci con la...