CONTRO I PENSIERI DEL DEMONE
DELL’ACEDIA.
ASCOLTIAMO I PADRI:
Contro il pensiero dell’acedia che distrugge
la speranza con cui perseveriamo, come se essa con il suo slancio non potesse
convincere il Signore a usarci misericordia: “Ho sperato: ho sperato nel
Signore ed egli a me si è volto e ha dato ascolto alla mia preghiera” (Sal
39[40],2).
ASCOLTIAMO IL PADRE EVAGRIO PONTICO:
L’accidia è una mancanza di tono
dell’anima, ma una mancanza di tono che non è secondo natura, che non sa
resistere validamente contro le tentazioni. Il monaco accidioso continua
Evagrio, è pigro nella preghiera e non pronuncia le parole dell’orazione.
RIFLETTIAMO:
Nella vita spirituale e vista dai padri
come “forma di stanchezza o depressione”
ad un venir meno alla custodia del cuore e alla sua vigilanza, anche nella
tiepidezza spirituale e molto ampio il discorso circa alla rilassatezza alla
vigilanza spirituale, perciò e comparata
come “ paralisi dell’anima
infiacchita nella mente”. Chi vive o soffre con questo vizio è portato
a trascura i suoi doveri, umani e spirituali, non è entusiasta nel farlo, si
abitua di buoni propositi ma non li porta a termine.
Nella tradizione
cristiana e descritta come il “demone del
mezzogiorno”, provoca l’indifferenza, nel cuore nascono domande come: “ma vale la pena”, “chi te lo fa fare”, allora dobbiamo saper reagire con l’aiuto
della parola divina nella prima lettera di Pietro
“Siate temperanti, vigilate. Il vostro nemico va in giro cercando chi divorare”
(1Pt. 5,8-9).
L’accidia
si fa sorella con la tristezza, infatti ci dice il padre Evagrio che “la tristezza è un abbattimento dell’anima,
non conosce i piaceri spirituali”.
Nel Vangelo
l’anima dell’accidioso e paragonata ad una vigna che viene affidata ad un
contadino poltrone, non potrà portare buoni frutti, un’anima cosi non può
piacere al Signore, perciò e importante coltivare la vita interiore, credere
nell’amore di Dio come Padre, anche se a volte lo sentiamo lontano, ma lo
dobbiamo cercarlo comunque.
Questo
vizio nella vita quotidiana cosa provoca?
Sarebbe lungo elencare tutto in dettaglio,
questo lo rimanderemo negli schemi, il primo sintomo è l’inquietudine, il disgusto e la noia, l’indifferenza e la non curanza,
una strategia concreta sarebbe per superare in qual modo l’acedia è il riappropiarsi della propria vita
assaporandola istante per istante.
Quali
consigli possono aiutare per vivere meglio in armonia con se stessi e gli
altri:
Evagrio ci insegna: che
l’accidia è curata dalla perseveranza, e dal compiere ogni cosa con
attenzione e con timor di Dio, prega con intelligenza e con vigore, e lo spirito dell’accidia
fuggirà da te.
San Francesco, voleva che (i frati) evitassero accuratamente ogni parola oziosa(FF. 1094), ogni discorso frivolo e vacuo (FF.
1636), Francesco considerava sfavorevole
sciupare in questi discorsi frivoli, il bene spirituale della grazia di
Dio ottenuto nella preghiera.
NELLA VITA QUOTIDIANA:
Prendersi tempo per dedicarsi a se stessi,
evitare cibi che appesantiscono, amare il lavoro manuale, coltivare gli hobby, leggere libri spirituali, visitare
ammalati e anche un’opera corporale fa bene anche all'anima, piccoli sacrifici
per staccarsi di tanto in tanto dalle comodità, sentirsi qualche volta
sottomessi, vivere il momento presente senza rifugiarsi nel passato o sognare
il futuro, riscoprire la preghiera come dono e dialogo con Dio, combattere il
vizio dell’ozio padre di tutti i mali.
Non è facile combattere questo vizio
dell’accidia proprio perché si vive in uno status mentale che è quello di non
aver voglia di combattere.
PREGHIERA
Signore Gesù
insegnami, non solo a non perdere i freni, ma anche a non correre freneticamente
dietro a treni sbagliati. Liberami da
una vita molto frenetica che porta dentro di me ansia e angoscia nell’agire
quotidiano. Fa di me, o Signore, un sognatore ottimista come te, e dammi un
cuore da innamorato come il tuo pronto a credere che per tutti c’è speranza,
perfino per me che non riesco o a vivere nella speranza. Amen.
Nessun commento:
Posta un commento